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Il sogno e la memoria di Herve Renard
15 febbraio 2012, 11:11 am
Filed under: Le figurine di TMB | Tag: , , , , , ,

Nei poemi omerici li si ritrova sempre valorosi e gloriosi: Achille, Agamennone, Enea o l’eroico Ulisse. Scendendo nella banalità terrena, la storia di questi giorni recenti ci regala un condottiero biondo in mezzo all’Africa più nera. Uno che parla di “simboli” e “sogni”, trascinando dai bordi di un campo di calcio i suoi ragazzi alla vittoria. Questo moderno condottiero degli anni 2000 si chiama Herve Renard, campione d’Africa con il suo Zambia.
Già CT dei Chipolopolo (il soprannome della nazionale zambiana) dal 2008 al 2010, Renard va ad allenare l’Angola per poi tornare doveva aveva lasciato. Dopo le qualificazioni portate a termine con successo dal nostro Dario Bonetti (ex difensore juventino di inizio anni 90), il vicepresidente della Federcalcio dello Zambia Kalusha Bwalya richiama il tecnico francese, nato ai piedi delle Alpi in una cittadina vicino al lago del Bourget. “É stato criticato per avermi dato una seconda possibilità: dedico la vittoria a lui perché mi ha dato l’opportunità di allenare”, spiega orgoglioso il francese biondo dopo la storica vittoria dello Zambia (al primo trionfo in Coppa d’Africa dopo 18 anni dalla precedente finale disputata). La dedica non è solo riconoscenza. Kalusha è anche l’unico sopravvissuto al terribile incidente aereo che nel 1993 cancellò un’intera squadra. Il destino ha voluto che il teatro della finale contro la Costa d’Avorio fosse poco distante dal luogo della tragedia, in Gabon. Nella cerimonia di commemorazione nella spiaggia di Libreville, Renard spiega che “uno degli obiettivi che avevamo in mente era di tornare in questo luogo per onorare la loro memoria”. Le parole che sembrano retorica, dalla bocca del “Frenchman” escono invece gonfie di significato, come si addice ad un vero condottiero.
Prima della finale contro gli strafavoriti della Costa d’Avorio di Didier Drogba, Renard parla di “una montagna da scalare”, e i suoi inizi hanno tutta l’aria di una scalata. Nel 2004 allena il Cambridge United in una serie minore inglese. “Fu un’esperienza difficile partendo dal fatto che non parlavo inglese, non avevo un interprete e non avevo molta esperienza da allenatore”. Ma a Renard piacciono le sfide che si fanno sogni da afferrare. Dopo un’esperienza da novello imprenditore con un’impresa di pulizie, racconta del suo passato da giovane calciatore nel Cannes, quando assistente in prima squadra c’era Arsene Wenger. “Ho cercato di imparare molto da lui, e da altri che ritenevo mi potessero dare qualcosa. Li ascoltavo con attenzione. Sempre”.
Una dedica finale però Renard la conserva per chi gli ha fatto scoprire il continente africano: “ringrazio Claude Le Roy per avermi fatto vivere la mia prima esperienza in Africa”. Come assistente allenatore nel 2008 con il Ghana il tecnico Le Roy volle Renard, regalandogli un sogno: “arrivammo in Ghana dopo un ritiro ad Abu Dhabi. Sei mila persone stavano aspettando la squadra, trasmettendoci un calore e una gioia mai provata. Fu pazzesco e da quel momento decisi che avrei voluto guidare una squadra nella Coppa d’Africa”. Quattro anni dopo Herve Renard è riuscito a coronare al massimo il suo sogno, insieme alla memoria di un intero popolo. (Alberto Lucchini)


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