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CLARENCE SEEDORF: L’ANIMA DI UN GUERRIERO IN MEZZO AI FISCHI
18 gennaio 2014, 11:18 am
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clarence seedorf

Molto entusiasmo. Questo lo spirito che ha animato i tifosi rossoneri alla notizia che il loro nuovo allenatore sarà Clarence Seedorf. Entusiasmo quindi, e con una squadra all’undicesimo posto in classifica con 30 reti al passivo dopo 19 giornate è già una notizia. La storia tra Seedorf e il Milan significa soprattutto dieci anni di vita (dal 2002 al 2012) e parecchi trofei: 2 scudetti, 1 coppa Italia, 2 Supercoppe Italiane, 2 Champions League, 2 Supercoppe Europee e 1 Coppa del mondo per Club condite da giocate e colpi di classe. E molti fischi.

“Mi sono stufato dei fischi nei miei confronti. Io sono sempre a disposizione e oggi ho giocato in un altro ruolo per aiutare la squadra. Dopo il gol con quel gesto verso il pubblico mi sono sfogato”. E’ il 22 febbraio 2009 e il Milan ha appena vinto di misura in casa contro il Cagliari. A spiegare il polemico gesto di stizza verso il pubblico fatto con mano all’orecchio è Clarence Seedorf. L’olandese ha segnato pure il gol vittoria per i suoi, però per lui i fischi di una parte di San Siro non sono mancati, come altre volte. “Il pubblico deve lasciare fuori dallo stadio le proprie sensazioni negative della vita. Allo stadio si deve supportare la squadra per 90 minuti, poi si può contestare se la prestazione è negativa, ma la squadra sta lottando in campionato e in Europa e non merita atteggiamenti negativi da parte del pubblico”. Parole da leader, insomma. “Uno a teatro non fischia durante lo spettacolo, dopo può fischiare. Poi io in campo faccio il mio lavoro, se sbaglio vado avanti. Non tutti hanno la mia personalità e il mio carattere, in tanti soffrono i fischi e questo danneggia il gioco della squadra”. Personaggio tosto “il Clarenzio”, ma questo lo sanno in molti ed infatti è uno dei principali motivi per i quali è sbarcato a Milano interrompendo la sua avventura brasiliana col Botafogo, dando l’addio al calcio giocato dopo 22 anni sul campo. Ma il punto è: perché quei fischi? Facile rispondere attribuendo il tutto alla grande esigenza verso la squadra che da sempre ha il pubblico di San Siro. Le critiche però che sono state mosse a Seedorf durante i suoi lunghi anni di militanza rossonera hanno avuto dell’incredibile. Il minimo errore difficilmente gli veniva scontato. “Spesso era un po’ lezioso e quando non era in giornata perdeva molti palloni. Lì il pubblico rumoreggiava”, ci spiega un tifoso. “Il fatto è che negli ultimi anni spesso rallentava il gioco ed era un po’ macchinoso. Questo portava il pubblico a beccarlo” ci spiega un altro tifoso. Parlando dei fischi riservati all’olandese, nel 2010 il sito www.milannews.it riportava:  “il trequartista rossonero, purtroppo, ci mette sempre del suo, scatenando l’ira dei tifosi con palloni persi in malo modo e invenzioni spesso superficiali”. Insomma un rapporto di amore spesso conflittuale quello tra “ il Clarenzio” e il pubblico milanista. E’ noto però che l’olandese di carattere ne abbia da vendere, dimostrandolo in modo costante e da vero guerriero. Questa la sua risposta dopo un ennesimo piatto di fischi riservatogli dai suoi tifosi dopo una partita casalinga contro l’Udinese, nel 2011: “la reazione da parte dei tifosi mi ha dato la forza per continuare a fare ciò che ho sempre fatto e mi stimola ad allenarmi con sempre più impegno perché quest’anno voglio, come tutta la squadra, conquistare qualcosa di importante”. Dopo cinque mesi il Milan vinse lo scudetto. Sarà molto improbabile che ricapiti quest’anno, ma forse di questa sana cattiveria e scorza tosta questo Milan, sempre più giù di morale e di punti, ne ha un profondo bisogno. (Alberto Lucchini)



Il profeta Esajas

Ci sono favole che nascono dalla fantasia dei propri autori come un soffio di vento sulle foglie cadute di un remoto autunno, ma le storie più affascinanti sono quelle reali che neanche la più grande sceneggiatura di Hollywood potrebbe eguagliare. Questa è la strana storia di Harvey Delano Esajas. Questo ragazzo ,classe 1976, cresciuto calcisticamente tra Belgio e Olanda, prima nell’Anderlecht poi sotto l’egida dei Lanceri dI Amsterdam, ha visto il suo esordio come professionista nel Feyenoord. E fin qui sembrano i primi capitoli del romanzo di un normalissimo ragazzo che cerca di sfondare nel mondo del calcio. Parte ora una trottola “orange” nelle piccole realtà calcistiche dei Paesi Bassi come Groningen, Cambuur e Dordrecht.. siamo nel 1999! E’ in questo momento che Harvey capisce che la “dimensione” olandese è troppo piccola per lui e decide di trasferirsi in Italia dove prova a sostenere dei provini con Torino e Fiorentina ma senza successo. L’italia non fa ancora per lui. Bisogna farsi le ossa in un campionato meno tattico. Cosa può esserci di meglio della Spagna? Viene magicamente preso nel Real Madrid B, aiutato da un suo illustre amico che ritroveremo anche più avanti, lungo la storia. L’avventura spagnola però non decolla e dopo una breve parentesi allo Zamora, Esajas decide di abbandonare il mondo del calcio.  Passano 4 anni dove il nostro eroe trova ogni sorta di lavoretto: il barista notturno, apre un negozietto di dischi a la Chueca,  uno dei quartieri centrali, un tempo malfamati, di Madrid, si mantiene da vivere lavorando come lavapiatti in un ristorante messicano della città e si capisce che l’avventura del pallone è un sogno ormai svanito. Nel 2004, squilla il telefono ed è ancora quell’amico misterioso che lo aveva aiutato magicamente ad entrare nelle file della cantera madrilena. Questo misterioso amico è Clarence Seedorf!  “Mi offre la possibilità di allenarmi a Milanello con il Milan!! Il problema era che pesavo 99 chili e che non giocavo una partita ormai da due anni”. Ma l’offerta è troppo allettante ed il nostro Harvey accetta all’istante. L’impatto con Milano è tragico. Gli allenamenti di Carlo Ancelotti sono duri e faticosi, ma i risultati non si fanno attendere. In 1 mese il buon vecchio Harvey perde ben 15 chili. Ma come ha fatto a firmare un contratto con il Milan per un anno? Beh, l’anno era quello della finale maledetta con il Liverpool, conclusosi con la sconfitta ai calci di rigore. Per il nostro eroe era già un sogno essere lì! L’esordio con il Milan in coppa Italia contro il Palermo, forse meno di 5 minuti, ma l’esperienza italiana di maggior successo fu nella “bluceleste” del Lecco: l’esordio come esterno destro di centrocampo contro il Portogruaro fu una partita da incorniciare.  Arriva purtroppo il momento dei saluti. Molta gente però ricorda ancora quell’omone con il viso segnato da cicatrici e visibilmente soprappeso, che fuori dal Ceppi-Rigamonti non mancava mai di dispensare un sorriso o una parola gentile. Oggi Esajas ha preso il patentino da allenatore e allena un club dilettante di Amsterdam, il Buitenveldert. Alla domanda quale fosse il talento emergente che conquisterà l’europa la sua risposta è stata Eljero Elia, vi ricordate quel ragazzo ex Twente ed Amburgo che oggi gioca nella seconda squadra di Torino? Dio Benedica il profeta Esajas!(G.F.)